Biden contro Biden: la Casa Bianca è in allarme?

Il panorama politico americano è stato scosso da un evento senza precedenti che coinvolge direttamente la famiglia del presidente degli Stati Uniti: il governo Biden ha annunciato l’intenzione di cercare l’incriminazione di Hunter Biden, figlio del presidente. Questa notizia ha sconvolto l’intera nazione, scatenando un’esplosione di reazioni sia a favore che contro la mossa.
David Weiss, rinomato nel campo legale per la sua integrità e determinazione, ha ufficialmente comunicato alla corte la sua intenzione di procedere con un’accusa formale contro Hunter Biden entro il 29 settembre. Questo passo, che sembra accelerare le procedure legali, sembra essere una risposta strategica per evitare che alcuni reati commessi da Hunter vadano in prescrizione, garantendo così che la giustizia possa seguire il suo corso.
Ma questa decisione non è arrivata senza una serie di sviluppi significativi avvenuti negli ultimi mesi. In particolare, a luglio la rispettata giudice del Delaware Maryellen Noreika ha sospeso un accordo precedentemente raggiunto che avrebbe potenzialmente evitato l’incriminazione del figlio del presidente. Questo accordo, che aveva suscitato una certa polemica, era stato visto da molti come un tentativo di raggiungere una soluzione pacifica e discreta alla controversia.
A dare forza a questa mossa è stata la legge Speedy Trial Act del 1974, che impone limiti temporali stretti per l’avanzamento di un’accusa, garantendo che i casi vengano affrontati in modo tempestivo e che le persone coinvolte non siano lasciate in una sorta di limbo legale.
Ciò che ha sorpreso molti osservatori e analisti politici non è solo la decisione di Weiss, ma anche la reazione dei repubblicani. Inizialmente, molti si aspettavano che la nomina di Weiss, che aveva legami con l’amministrazione Trump, avrebbe potuto favorire Hunter. Tuttavia, questo recente sviluppo sembra smentire tali speculazioni e spaventa l’intero clan Biden.
Al centro di tutta questa vicenda si trova un episodio che risale al 2018. Hunter Biden aveva acquistato una pistola, un atto che sta ora mettendo in serio pericolo il figlio del presidente. La sua scelta di mentire su un modulo dell’FBI, dichiarando di non avere problemi di droga nonostante siano noti i suoi trascorsi con la cocaina, potrebbe portare a gravi conseguenze legali per lui.
Ma la storia si complica ulteriormente. Undici giorni dopo l’acquisto, Hallie, la vedova del fratello di Hunter, ha trovato l’arma e l’ha gettata via. Questo ha innescato una serie di eventi che hanno portato all’identificazione del vero proprietario dell’arma. A questo punto, si aggiunge un altro possibile reato: l’evasione fiscale. Sembra infatti che Hunter abbia omesso di dichiarare certi guadagni, aumentando ulteriormente la lista di possibili accuse.
Tutti questi sviluppi hanno dato ai repubblicani una nuova munizione nella loro lotta contro l’amministrazione Biden, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Tuttavia, al momento, l’inchiesta condotta dalla commissione Giustizia della Camera non ha ancora prodotto documenti che possano compromettere ulteriormente la posizione di Hunter o del presidente stesso.