La siccità di questo inverno farà pagare il conto questa estate.
“Se in Lombardia si va verso lo stato di crisi idrica regionale, l’incubo del razionamento dell’acqua potabile è forte nel Lazio dove la quasi assenza di precipitazioni sta diventando allarmante: calano significativamente i livelli dei fiumi Tevere e Liri, ma anche dei laghi di Bracciano e di Nemi. A segnalarlo è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. Una delle zone maggiormente interessate dalla scarsità d’acqua sono i Colli Albani dove, per evitare interruzioni di fornitura idrica, il gestore Acea Ato2 si è rivolto alla Regione per chiedere un incremento del prelievo dalla sorgente del Pertuso, una delle fonti del fiume Aniene, la cui condizione già critica (-60% sulla media 1953-1974) non potrà che ulteriormente aggravarsi.”
I Consorzi di Tutela stanno studiando interventi di emergenza al Nord
“Il nostro giro d’Italia inizia al Nord Italia dove è in calo il livello dei grandi bacini (solo il Lario è stabile) con il lago Maggiore, che è prossimo a sfiorare nuovamente il minimo storico dal 1946. Diminuiscono le portate dei fiumi valdostani e del Po, che a Cremona è in condizioni di criticità rossa ed a Pontelagoscuro registra livelli pari a quelli dei giorni più difficili della siccitosissima estate 2017.
I fiumi piemontesi decrescono visibilmente ad eccezione di Pesio e Sesia; nelle dighe della Baraggia (Ravasanella, Ostola, Ingagna) mancano circa 4 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla media, contenendo oggi il 63,24% del volume invasabile.
In Lombardia, nonostante le piogge cadute soprattutto sul Nord della regione (registrati fino a 70 millimetri), le riserve idriche restano largamente deficitarie (-51,4% sulla media e -60% sul 2021), così come quelle nivali (-77% sulla media); il fiume Adda, pur in leggera ripresa, si conferma ai livelli più bassi del recente decennio.”
Piogge disomogenee in Emilia Romagna hanno rimpolpato i corsi d’acqua ormai in secca, ma non hanno impedito che il bilancio idroclimatico di alcune zone andare sotto dei minimi storici come a Parma. Nel resto le precipitazioni si sono attestate a 50% delle medie degli anni precedenti
“In Veneto, infine, come tutti grandi fiumi del Nord continua a calare il livello dell’Adige, confermandosi ai minimi del recente decennio; in calo anche il Piave, mentre migliorano leggermente la condizioni idriche di Livenza, Bacchiglione e Brenta.
Grave è anche la situazione dei fiumi toscani, dove l’ormai “torrente Arno” ha una portata pari al 27% della media e l’Ombrone è in grande sofferenza, trasportando solo 1,56 metri cubi al secondo.
Piove troppo poco anche in Abruzzo dove, nei mesi scorsi si sono toccati deficit superiori al 90% (Penne: -93,3%).”
Mentre nelle Marche i livelli stanno tornando alla normalità, non così è nel resto del Centro Italia.
“In Campania, il fiume Garigliano rimane sui livelli più bassi in anni recenti, così come si segnalano in calo i volumi dei bacini del Cilento e del lago di Conza: pertanto, il rischio siccità resta presente.
Gli invasi di Basilicata e Puglia, complici le alte temperature, registrano una vistosa decrescita nei volumi trattenuti, calati rispettivamente di oltre 7 milioni e di quasi 8 milioni di metri cubi.
Preoccupanti anche i dati praticamente dimezzati nell’invaso alla diga S. Anna di Isola Capo Rizzuto, in Calabria: oggi trattiene 5,98 milioni di metri cubi contro una media pari a 11,23 milioni di metri cubi negli scorsi 6 anni: praticamente riserve dimezzate